
ATTIVITà MISSIONARIA
L'avvio della Missione in Centrafrica apre nuovi orizzonti
l’Istituto entra in contatto con un mondo profondamente diverso dalla nostra realtà occidentale: un mondo capace di coinvolgere, di catturare e di lasciare un segno indelebile.
Molte missionarie si recano in Centrafrica, per periodi lunghi o brevi.
Per alcune la Missione è una scelta di vita: condividono con la popolazione i disagi e i pericoli della povertà, dei colpi di stato ricorrenti, dei saccheggi, delle violenze, delle ruberie. Ognuna porta con sé l’entusiasmo della giovinezza, il desiderio di contribuire a migliorare le condizioni di vita di una popolazione tra le più povere dell’Africa, le risorse delle proprie professionalità e competenze, la forza di una “chiamata” che dà senso alla vita.
Ecco quali sono, ad esempio, i settori d’impegno:
Collaborazione con i Padri Cappuccini per le attività di evangelizzazione (catechesi di adulti e di giovani, animazione di gruppi della parrocchia, ecc.).
Sanità: con l’arrivo di alcune infermiere, di un’ostetrica e di un medico, si avvia un reparto di maternità, a cui se ne aggiungono altri, tanto da formare un vero e proprio ospedale. Accanto alla cura dei malati, si aggiunge un’intensa opera di formazione di giovani africani (scuola per infermieri, per ostetriche, per farmacisti, da inviare nei singoli villaggi di provenienza per garantire alcune prestazioni sanitarie di base sul territorio). Sin dai primi anni la Missione ha ceduto l’ospedale allo stato centrafricano, mantenendo il coordinamento delle attività e del personale sanitario.
Scuola: le attività si sono articolate negli anni in scuole per l’infanzia (asili di villaggio); scuole primarie; particolarmente innovativa la scuola professionale femminile (di taglio e cucito) che valorizzava la promozione sociale e la capacità produttiva della donna, arrivando a forme efficaci di autofinanziamento. Successivamente la scuola è stata aperta anche ai maschi con corsi di formazione adatti a loro (es. falegnameria).
Ben presto si è avviata un’importante attività di formazione dei maestri locali.
Col tempo a una Missionaria dell’Istituto è stato affidato il compito di coordinare tutte le attività scolastiche della Diocesi di Bouar.
Animazione rurale: si sono avviate nei singoli villaggi varie attività finalizzate a rendere gli abitanti del posto più consapevoli delle loro necessità e più capaci di impegnarsi per il miglioramento della vita nel territorio. Alcuni esempi: formazione di comitati di villaggio in grado di individuare gli obiettivi da raggiungere e di tassarsi per realizzarli (es. mandare un giovane del villaggio a fare il corso per infermiere, ostetrica, ecc.); gruppi di donne per la realizzazione di piccole attività produttive (es. un “ristorante” annesso all’ospedale, vendita di prodotti del posto, ecc.); “campagne” di educazione all’igiene, alle cure sanitarie di base, all’allevamento dei bambini, ecc.; formazione di una “cassa rurale”, per la concessione di piccoli prestiti ai contadini che cercano di migliorare la produzione delle loro terre.
I luoghi della nostra attività:
* Repubblica Centrafricana:
- Ngaoundaye (1963 – 2014)
- Ndim (1975 – …)
* Tchad:
- Bam (1971-1975)


Un aspetto fondamentale dell’impegno dell’Istituto in Missione è sempre stato l’intento di aiutare gli africani a diventare responsabili in prima persona della loro crescita e della loro emancipazione (obiettivo non facile, ma sempre perseguito). Da qui la grande importanza data negli anni alla formazione scolastica e professionale.
Due i problemi emergenti sulla soglia dei cinquant’anni di presenza in Africa: il difficile ricambio delle persone e la grave instabilità politica.
Con gli anni, diventa arduo sostituire le missionarie che, per età, salute o problemi personali, devono rientrare. Nel 2012, una svolta: il Consiglio, su indicazione del Vescovo di Bouar, prende accordi con l’Istituto polacco delle suore Figlie della Madre del Buon Pastore per il subentro nella gestione della Missione. Alcune nostre missionarie accompagnano e sostengono questo passaggio, che si completa nella primavera del 2017, con il rientro in Italia di Renata.
Pochi mesi dopo l’accordo con le suore polacche, nel marzo 2013 un colpo di stato, con il coinvolgimento di Ciad e Sudan, stati confinanti spinti da forti interessi economici, dà inizio a una guerra civile che ancora non si è risolta, soprattutto nei territori di confine più lontani dalla capitale Bangui. La fragile parvenza di democrazia è di fatto nelle mani di potenze straniere, interessate allo sfruttamento delle risorse minerarie (diamanti, uranio, oro, petrolio) e alla posizione strategica del paese.
Tutto questo rende incerto il futuro della nazione centrafricana. Non mancano tuttavia motivi di speranza: nonostante le difficoltà, le generazioni più giovani hanno acquisito, rispetto ai loro padri, un maggiore livello di scolarizzazione e di coscienza delle proprie potenzialità. “Gli africani non sono più seduti ai bordi della strada; non hanno più fiducia in uno stato che schiaccia l’uomo con la sua potenza; hanno perso il mito dell’onniscienza dell’uomo bianco; si organizzano, vogliono essere ascoltati. Nulla si farà più per gli africani senza di loro” (Jone Bertocchi).
A Ngaoundaye e nei villaggi vicini, pur tra innumerevoli difficoltà, le iniziative messe in atto dall’Istituto continuano a esistere: è ancora necessario un sostegno organizzativo ora offerto dall’Istituto polacco, ma ormai in tutti gli ambiti gli operatori sono africani, segno di speranza per il futuro.